LA RESPONSABILITÀ DELLA GRAZIA

David Wilkerson

Il re ha forse trascurato il peccato del servo nella parabola di Matteo 18:23-25? Ha forse chiuso un occhio al suo debito e l’ha scusato? No, affatto. La verità è che, perdonandolo, il re ha messo su quest’uomo una gravosa responsabilità, una responsabilità persino maggiore del peso del suo debito. Infatti, questo servo ora era in debito col suo padrone più che mai. Come? Era responsabile di perdonare ed amare gli altri, proprio come il re aveva fatto con lui.

Che responsabilità incredibile e non si può nemmeno separare dagli altri insegnamenti del regno che Cristo ci ha donato. Dopo tutto, Gesù ha detto, “Se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre” (Matteo 6:15). L’idea è chiara: “Se non perdonate gli altri, Io non perdono voi”. Questa non è una parola opzionale, è un comando. Gesù ci sta in pratica dicendo, “Io vi ho atteso, vi ho trattati con amore e misericordia e vi ho perdonato per la Mia bontà e misericordia. Allo stesso modo, dovete essere amorevoli e compassionevoli verso i vostri fratelli e sorelle. Dovete perdonarli liberamente, proprio come Io ho perdonato voi. Dovete entrare in casa vostra, nella vostra chiesa, nel vostro ufficio, andare per le strade e mostrare a tutti la grazia e l’amore che Io ho mostrato a voi”.

Paolo fa riferimento al comandamento di Gesù quando dice, “Come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi” (Colossesi 3:13). Poi espone come ricercare di essere obbedienti a tale comandamento: “Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza, sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un altro…E sopra tutte queste cose, rivestitevi dell'amore, che è il vincolo della perfezione” (3:12-14).

Cosa significa sopportare? Il termine greco indica, “tollerare, pazientare”. Ciò indica sopportare cose che non ci piacciono. Ci viene detto di tollerare i fallimenti altrui, sopportare quei modi che non comprendiamo.