Lo spirito delle suppliche

David Wilkerson (1931-2011)

La parola “supplica” (vedi Zaccaria 12:10) non è mai usata nella Bibbia se non per denotare un grido o una preghiera vocalizzata. In altre parole, non è privato o meditativo; la supplica ha a che fare con la voce.

La parola ebraica per supplica significa “un ramoscello d’ulivo avvolto con lana, o qualche tipo di stoffa, agitato da un supplicante che cerca pace o resa”. Questi erano chiamati “rami di supplica”. In poche parole, erano bandiere che firmavano pubblicamente un grido di resa totale e incondizionata.

Immagina un soldato stanco della battaglia, cencioso ed esausto, stanco e sopraffatto, bloccato in una trincea di ostinazione. È tutto solo, stanco e smunto, ed è giunto alla fine di sé stesso. Spezza un ramo da un albero e vi lega la maglietta bianca, la solleva e striscia fuori dalla tana, gridando: “Mi arrendo. Mi arrendo!”

Questa è la supplica. Dice: “Mi arrendo. Non posso più combattere questa battaglia. Sono perso e disperato.

La supplica non è semplicemente chiedere a Dio di fare quello che vuoi. Non è implorarlo e supplicarlo di assisterti nei tuoi piani. Al contrario, è una rinuncia totale alla tua volontà e alla tua strada.

Per secoli, i cristiani hanno invocato Dio pieni di ostinazione, implorando e gridando: “O Dio, mandami qui, mandami là, dammi questo, dammi quello”. Negli ultimi giorni, lo Spirito Santo cadrà con grande potenza per produrre un senso di bancarotta spirituale. Ci renderemo conto che anche con tutti i nostri soldi, ingegno, programmi, ministeri e piani, non abbiamo nemmeno toccato questo mondo. La verità è che la Chiesa ha perso terreno ed è diventata debole e patetica.

Bisogna arrendersi! Le nostre grida devono essere accompagnate dalla volontà di rinunciare a tutto ciò che nella nostra vita è diverso da Gesù Cristo. La seguente preghiera dimostra in cosa consista la vera supplica: “Perciò ora ascolta, o DIO nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e fa’ risplendere, per amore del Signore, il tuo volto sul tuo santuario che è desolato. O mio DIO, porgi il tuo orecchio e ascolta; apri i tuoi occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è invocato il tuo nome, perché noi non presentiamo le nostre suppliche davanti a te per le nostre opere giuste, ma per le tue grandi compassioni” (Daniele 9:17-18).